La Sicilia deve diventare consapevole del fatto che la Cultura - e con essa l’immenso patrimonio culturale che custodisce - è uno dei fattori più importanti dell’Isola. Non ci vuole essere un’arca di scienze per comprenderlo, visto che si tratta di un dato elementare, ma sarebbe auspicabile che questo fosse acquisito una volta per tutte e da tutti, sia per pensare e realizzare politiche di lungo periodo, sia quale premessa di fondo (ed è l’auspicio) per ridefinire il ruolo stesso della Sicilia a partire dalle proprie fondamenta.
Quel che manca, purtroppo, però – e francamente sembra assurdo – è proprio questa consapevolezza: la sensazione è che tale carenza sia diffusa a tutti i livelli, sia nelle azioni individuali e nella forma-pensiero della maggioranza dei siciliani, sia nelle scelte e nelle dinamiche politiche, come anche nelle strategie economiche. Andare qui ad analizzare le origini profonde di un tale vuoto (che si traduce chiaramente in un grande limite) sarebbe lungo, per cui tralasciandone le cause, quel che si può e si deve fare oggi è semmai invertire la rotta e imboccare una direzione virtuosa di lungo periodo.
Sul fatto che vi sia la comprensione della necessità di un simile processo, questa è un’altra storia, ma se solo si mettessero bene a fuoco queste poche, elementari (insisto) premesse, allora si sentirebbe l’urgenza di un’inversione di tendenza come, negli anni, in parte, si è cercato di fare purtroppo in maniera frammentaria, “a spizzichi e bocconi”, grazie alla buona volontà di pochi, ma in assenza di una linea di continuità pluriennale di medio/lungo periodo.
Nonostante i ritardi, a partire da ciò che di buono è stato fatto, la Sicilia ha oggi un’opportunità straordinaria: dar vita a un vero e proprio “Sistema Cultura”, un nuovo modello di sviluppo che metta insieme le pubbliche amministrazioni, a partire dalla Regione Siciliana e dagli enti locali, le grandi fondazioni, le imprese (quelle culturali, quelle turistiche, ma non soltanto), le università, l’associazionismo, i più importanti enti territoriali. Un “Sistema” che guardi al futuro, che si radichi capillarmente a 360 gradi, che agisca su molteplici fronti, oltre le maglie strette degli ambiti di competenza e che dialoghi in modo costante, da un lato, con i rappresentanti delle professioni culturali e dall’altro, con i tanti che, pur nelle difficoltà, hanno deciso di vivere grazie alle arti e alla cultura. L’obiettivo è fare della Sicilia un punto di riferimento internazionale per quanto riguarda la cultura: lo scopo finale verso cui orientare tutti gli sforzi sarà, quindi, di fare in modo che si affermi il binomio Sicilia=Cultura e che venga da tutti considerato come ciò che di più naturale e ovvio possa esserci.
Nonostante agli occhi dei Siciliani questo sembri un fatto scontato, non si tratta, tuttavia, di una mera petizione di principio come è stato fino ad ora, ed è un percorso tutt’altro che semplice, perché acquisita questa consapevolezza e definiti gli obiettivi, la realizzazione del “Sistema Cultura” potrà avvenire mediante un processo complessivo e duraturo che abbracci più livelli: amministrativo, normativo, economico, gestionale.
Per quanto concerne l’immenso patrimonio archeologico, ad esempio, un’esperienza a cui guardare è senz’altro la Legge del 2000 voluta dall’allora assessore regionale dei Beni Culturali Fabio Granata, che è stata antesignana e anticipatrice rispetto al resto d’Italia e che ha dato vita al sistema dei parchi archeologici siciliani, poi definito ulteriormente grazie alla nascita di alcuni importanti parchi nel corso dell’intensa, ma purtroppo breve, esperienza di Sebastiano Tusa alla guida dell’assessorato, terminata tragicamente nel marzo del 2019. Processo che è proseguito anche dopo, registrando ulteriori significativi passi in avanti nei due anni e mezzo compresi fra maggio 2020 e ottobre 2022, poiché in questa recente stagione (nonostante i problemi causati per l'intero settore dalle limitazioni dovute al covid) si è andati lungo la medesima direzione, completando il sistema dei parchi e la loro autonomia gestionale e amministrativa mediante diversi provvedimenti: fra questi, si è dato vita al fondo economico che ha permesso ai parchi archeologici di più giovane istituzione di potersi allineare a quelli più antichi ed economicamente solidi, e sono stati finalmente istituiti i comitati tecnico-scientifici degli stessi parchi (previsti dalla legge del 2000 ma fino ad allora mai attuati), con all’interno archeologi, rappresentanti dei Comuni e volontari dell’associazionismo di settore.
Un’altra direttrice da perseguire e portare oltre è quella di un posizionamento stabile della Sicilia nel dibattito internazionale sulla Cultura, mediante l’avvio e il consolidamento di rapporti con Paesi esteri e grandi istituzioni culturali. Anche in questo ambito, nel biennio appena trascorso si sono poste delle solide e importantissime basi, che hanno avuto fra gli altri meriti quello di affermare in modo netto e costruttivo la peculiarità dell’autonomia e della competenza esclusiva della Sicilia nei beni culturali, mediante l’avvio di un’intensa attività diplomatica con altre nazioni e con istituzioni museali internazionali con le quali sono stati sottoscritti accordi di collaborazione di lungo periodo: gli esempi dei protocolli d’intesa con la Grecia e con il Metropolitan Museum di New York rappresentano due pietre miliari di questa politica culturale, che in poco tempo ha già dato per la Sicilia effetti molto positivi e fino ad ora mai raggiunti. L’auspicio è che si prosegua, stringendo relazioni principalmente con i Paesi del Mediterraneo, fra cui Cipro, la Turchia e l’area dell’Africa settentrionale, al fine di affermare il ruolo-chiave dell’Isola quale punto di riferimento geopolitico in ambito culturale.
E non è tutto: si dovranno rinnovare e implementare gli accordi siglati nel biennio appena trascorso con alcuni importanti atenei, italiani e stranieri (fra cui università americane, britanniche, francesi, tedesche), che hanno anche questi perseguito il medesimo scopo di posizionare la Sicilia, dando i loro frutti, con ben 73 campagne di scavi archeologici avviate dal maggio 2020 all’autunno 2022. Superfluo poi elencare i risultati straordinari registrati grazie al PNRR Cultura, che vede la Sicilia in testa rispetto alle altre regioni italiane per risorse economiche assegnate e progetti finanziati: la sfida principale sarà adesso di non perdere queste risorse a causa di lungaggini burocratiche, ma permettere che divengano in breve tempo cantieri sul territorio. Un altro segmento su cui si è insistito e che non dovrà essere trascurato è quello dell’identità siciliana, proseguendo nella direzione a che si è avviata da oltre un anno e mezzo di riattivare le iscrizioni dei nostri patrimoni identitari nel Registro delle Eredità Immateriali, che a suo tempo era stato istituito dall’assessore Alessandro Pagano, ma che era rimasto fermo per diversi anni. Medesimo ragionamento può farsi per i borghi storici della Sicilia, scrigno di identità locali, vero motore di una rinnovata consapevolezza culturale di appartenenza e rilancio dei territori. E ai borghi negli ultimi anni è stato dedicato il progetto "I cantieri dell'identità", che ha dato i propri frutti, se è vero che sempre per quanto riguarda il PNRR, la nostra regione è prima fra le regioni italiane per quanto riguarda il finanziamento di progetti di recupero dei piccoli borghi con meno di cinquemila abitanti. I piccoli paesi della Sicilia sono un cuore pulsante che potrà costituire l'ossatura di una rinnovata impostazione culturale che guardi ai territori e alle loro peculiarità. Anche qui, si tratta di un’opportunità da cogliere, al fine di comunicare al meglio l’anima di una terra che, grazie alla sua storia, presenta uno straordinario caleidoscopio di testimonianze culturali diverse fra loro, che rendono la sua identità unica e assolutamente originale nel panorama mondiale.
Il dato, però, su cui occorre insistere è che non ci si può fermare e al contrario, tutto questo deve trovare nuova linfa, non interrompersi ma semmai diventare ingranaggio di quel “Sistema Cultura” che va costruito, ma prima ancora va pensato in maniera organica: in sintesi, occorre crederci! Occorre decidere consapevolmente di imboccare questa strada di lungo periodo per la Sicilia e indirizzare sforzi importanti affinché possa diventare realtà stabile.
Certo, gli squilibri politici e gli avvicendamenti amministrativi non aiutano, ma l’auspicio è che si arrivi a un certo grado di “serenità politica” necessario affinché si possa programmare e realizzare l’ossatura di questo nuovo modello di sviluppo fondato sulla Cultura. Il “Sistema Cultura” dovrà, non soltanto nascere in modo chiaro, ma anche irrobustirsi e affrancarsi negli anni dagli stessi umori della politica e dalle sue fibrillazioni, così da imporsi quale modello virtuoso e solido e diventando un ausilio per chi, di volta in volta, sarà chiamato ad amministrare i vari segmenti che con la Cultura hanno rapporti. La politica ha un compito straordinario: porre le basi per questa rivoluzione di concezione e di azione, senza però controllare in modo asfittico i meccanismi attraverso cui si potrà realizzare e consolidare. E si guardi bene, non è di un “tavolo” interassessoriale che qui si parla e neanche di una sorta di conferenza di servizi permanente pubblico-privato, ma di qualcosa di più radicato, di più visionario e che incarni una scelta di politica culturale ben precisa, che oggi la Sicilia nel suo complesso ha le carte in regola per poter abbracciare.
La vera sfida è sul come: di certo, un pre-requisito di tipo amministrativo è restituire un ruolo, nella macchina della pubblica amministrazione, alle professioni della Cultura (archeologi, storici dell’arte, archivisti, restauratori, bibliotecari ecc.) per non svilire soprintendenze, musei e parchi archeologici. E questo, lo si potrà fare avviando – non appena i rapporti con Roma lo consentiranno – una nuova stagione di concorsi alla Regione Siciliana, per potenziare la dirigenza dei Beni Culturali attraverso l’ingresso di nuove professionalità, ma che valorizzi, al contempo, quei funzionari specializzati che, da decenni oramai, sono stabilmente inseriti nella macchina amministrativa regionale e attendono che le proprie competenze vengano riconosciute. Lo svuotamento del settore, con il pensionamento di molte figure apicali e la loro mancata sostituzione, al contrario, sta mostrando da molti anni tutte le crepe di un ambito, quale quello dei beni culturali che, per sua stessa natura, non può essere trattato come qualsiasi altro settore della pubblica amministrazione. Questo potenziamento della macchina amministrativa servirà anche a dare ossigeno alle Soprintendenze siciliane, il cui ruolo non può e non deve essere mortificato, ma rientrare in quella politica complessiva che ridia dignità al settore dei beni culturali.
Sul tema (dibattuto) di far dirigere parchi archeologici e musei ai cosiddetti “manager della cultura”, cioè figure esterne alle amministrazioni, occorre seguire una strada mediana: valutare se all’interno dei ruoli pubblici vi siano le competenze necessarie e, solo in caso contrario, rivolgersi all’esterno mediante atti di interpello aperti a professionalità dei Beni culturali esterne. Avendo, in ciò, sempre riguardo al fatto che prioritario è mantenere alto il livello qualitativo e scientifico dei luoghi della Cultura.
Insieme a questo, occorre maggiore cura complessiva per il nostro patrimonio culturale. Ad esempio, la buona tenuta e il decoro dei musei siciliani e dei parchi archeologici dell’Isola è un biglietto da visita prioritario perché questi possano essere ancora più attrattivi e interessanti per visitatori che, negli anni, sono (fortunatamente) diventati maggiormente esigenti rispetto al passato. L’ente madre (cioè la Regione Siciliana) dovrà, in questo, fare da luogo di coordinamento e di sintesi, affinché le azioni per una corretta tenuta dei beni culturali non siano episodiche, ma organiche e costanti. La sciatteria è indice di superficialità, mentre al contrario serve attenzione costante. Un maggiore raccordo con le associazioni di settore per la gestione di alcune aree, a questo proposito, potrà garantire un rapporto costante con i territori e con le comunità, che spesso sono le principali sentinelle del nostro patrimonio monumentale.
A proposito di musei, ciò che deve diventare la regola è che questi siano pensati come strumenti di un’unica offerta culturale complessiva, che passi per una serie di azioni. Fra queste, l'esempio di dar vita a pacchetti e biglietti unici che mettano insieme diverse realtà pubbliche o anche istituzioni museali pubbliche e realtà private è una modalità interessante su cui si dovrà insistere. Inoltre, sempre con riguardo ai musei si dovrà mantenere un rapporto costante con i ragazzi, attraverso modalità di offerta e attività ad essi dedicate, come del resto avviene felicemente presso alcune realtà siciliane che da tempo stanno puntando proprio su questo. Si dovrà anche insistere sulla strada di utilizzare il digitale e in generale, le nuove tecnologie, per far conoscere i luoghi della cultura a un pubblico sempre più ampio. Il tutto, però, dovrà avvenire senza perdere confidenza con la realtà fisica del museo, che deve restare al centro dell’offerta culturale e del quale ne va potenziata la funzione di luogo di scambio e relazione. Lo scopo è, dunque, di affermare l’idea del museo-agorà, propulsore di crescita comune e divulgatore di bellezza. Prioritario è anche rendere i musei sempre più accessibili e maggiormente fruibili da tutti. La politica da adottare dovrà andare nella direzione dell’abbattimento delle barriere architettoniche e cognitive che rendono difficile, e in certi casi impossibile, l’accesso a molti visitatori, fra cui persone con disabilità e anziani. Anche in questo, si potrà agevolmente proseguire nella strada intrapresa da alcuni anni, che deve diventare la regola.
Si dovrà, inoltre, attuare una valorizzazione piena alcuni capolavori che la Sicilia custodisce, ma che – purtroppo – non sono stati sempre comunicati e presentati per come dovrebbero. E questo prescinde dagli sforzi dei direttori che si sono avvicendati negli anni alla guida dei musei, ma attiene a quelle scelte di indirizzo politico di lungo periodo, dunque più generali, alla base delle quali a cascata si costruiscono poi le azioni conseguenti. Giusto per fare un paio di esempi emblematici, si possono citare i due meravigliosi Caravaggio esposti nel messinese MuMe e Il trionfo della Morte e l’Annunciata di Antonello da Messina all'Abatellis di Palermo. Opere d’arte di valenza internazionale, che insieme a molti altri capolavori, possono permettere di scrivere una nuova narrazione della Sicilia, su cui fondare politiche attrattive per un turismo di qualità. Non dissimile è ciò che si può fare per gestire al meglio e promuovere i cosiddetti "teatri di pietra", luoghi straordinari e carichi di storia, che vanno inseriti in un circuito permanente e attrattivo per visitatori e turisti: il loro utilizzo deve essere in linea con la loro tenuta e conservazione ma, al contempo, in essi potranno trovare ospitalità festival e spettacoli di alta qualità (sull'esempio di alcuni, fra questi teatri di pietra, che già lo fanno da tempo) che diano la misura di un'offerta di livello alto: non dunque, contenitori per ogni genere di roba, ma luoghi "sacri", da far vivere grazie a visite, musica e teatro.
A questo proposito, le testimonianze più importanti del nostro patrimonio artistico e monumentale devono esser fatte conoscere al mondo, anche mediante azioni di offerta integrata, che passino dal coinvolgimento stabile degli operatori turistici che lavorano in Sicilia. Turismo che, beninteso, è un settore che non può che andare in parallelo con quello dei beni culturali, nonostante i due ambiti non vadano confusi: la cultura quale insieme dei saperi e dei patrimoni materiali e immateriali di un popolo è altra cosa rispetto al comparto turistico che ha i propri codici e le proprie regole, ma con questo può e deve collaborare in modo stretto e costante da prospettive comunque diverse e facendo in modo che la programmazione diventi la regola, al fine di permettere che gli operatori turistici possano calibrare le proprie iniziative con congruo anticipo. Importate, a questo proposito, sarà organizzare in modo continuativo e organico l'offerta relativa agli itinerari culturali e religiosi e ad alcune feste e ricorrenze emblematiche sotto il profilo storico-culturale: si pensi al Festino di Santa Rosalia a Palermo, alla Festa di Sant'Agata a Catania, ai Misteri di Trapani e alle altre Sacre Rappresentazioni di cui pullula la Sicilia, alla Pasqua di Piana degli Albanesi, alla Sagra del Mandorlo in Fiore di Agrigento, giusto per fare qualche esempio. Riguardo agli itinerari, si possono citare quali esempi l'itinerario arabo-normanno di Palermo, il Barocco di Noto e del Sud Est, le vie francigene siciliane, l'Itinerarium Rosaliae e ancora, l'itinerario del Liberty e l'Itinerario del Genio di Palermo, di recente istituzione.
Medesimo discorso può farsi riguardo ai rapporti da intrattenere e consolidare con l’industria cinematografica italiana e internazionale, rispetto alla quale la Sicilia può rivendicare la propria attrattività quale “set naturale” dato dai tanti, tantissimi luoghi che in tutta l’Isola possono essere scelti dalle produzioni. Basti citare i felici esempi recenti dell’ultimo episodio della saga di “Indiana Jones” e della serie “The white Lotus”, diventata cult negli Stati Uniti.
Da non tralasciare è lo sguardo verso il contemporaneo. Il senso non è di acquistare pacchetti preconfezionati da portare in Sicilia, come a volte è avvenuto con alcune mostre o spettacoli “standard”, ma di valorizzare gli artisti siciliani o coloro che pur non essendo siciliani vogliono lavorare nell’Isola dando ad esempio vita a opere originali o attività formative e laboratoriali che coinvolgano direttamente i giovani e luoghi emblematici della nostra Isola. Permettere, in sostanza, che si lasci un segno che vada oltre e resti in maniera tangibile. Allo stesso tempo, occorre ripensare la questione degli spazi della Cultura, facendo rete tra il pubblico e gli operatori culturali privati per mettere a frutto questo ulteriore tassello del sistema cultura. Anche questo, tuttavia, non si improvvisa, ma è figlio di una precisa scelta di campo, che sostituisca un progetto di radicamento culturale sul territorio all’effimero intrattenimento, da non condannare ma destinato a durare giusto il tempo del singolo evento.
Sarà necessario potenziare le politiche relative alle case-museo, proseguendo nell'azione di un loro inserimento in una "rete regionale" già pensata negli ultimi anni e valorizzando, con azioni concrete anche normative, questi luoghi emblematici della Sicilia, che raccontano storie di personaggi illustri, di antiche famiglie, di quanti in Sicilia soggiornarono o che comunque hanno avuto un rapporto particolare con la nostra terra.
La Sicilia è la terra che ha dato i natali ad alcuni scrittori immensi: basti qui ricordare anche solo Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Luigi Capuana, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sciascia, Lucio Piccolo, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Tomasi di Lampedusa... Sull'esempio (o sulle ceneri) di quelli che sono stati i cosiddetti "parchi letterari", occorre dar vita a "La Sicilia dei grandi scrittori", un itinerario letterario e culturale che sviluppi e rilanci quell'anima profonda della nostra Terra espressa dai capolavori dei nostri grandi conterranei che hanno dato lustro alla letteratura e al teatro. Stesso discorso vale per i grandi musicisti e compositori.
Al pari di ciò, si dovrà tenere nel giusto conto quell'immenso patrimonio costituito dalle dimore storiche, luoghi emblematici gestiti da privati e fruibili ai visitatori. Realizzare una politica di lungo periodo passa anche per l’attivazione di agevolazioni e provvedimenti ad hoc per le dimore storiche private che a tutti gli effetti costituiscono luoghi di grande respiro culturale, testimoniando vari momenti ed espressioni della cultura e della storia della nostra terra.
La cura e la tutela del paesaggio è uno dei pilastri da cui non si può prescindere. Il confronto preliminare sarà sul come, per scongiurare che la campagna siciliana diventi terreno di conquista per agglomerati di pale eoliche o di pannelli fotovoltaici che lo alterino in modo semi-irreversibile. In ciò occorrerà che il ricorso alle energie "green" che sicuramente non deve essere abbandonato, non diventi lo specchietto per le allodole per offendere il nostro paesaggio (oltre che per destare gli appetiti mafiosi, come alcune inchieste penali hanno dimostrato). Il paesaggio e la Sicilia sono un unicum irrinunciabile. Un importante segmento che va potenziato e fatto conoscere è quello concernente il patrimonio culturale subacqueo, le cui attività di tutela, gestione e valorizzazione sono affidate alla Soprintendenza del Mare già operativa da molti anni in Sicilia. Vanno a tal proposito attivate tutte quelle iniziative che possano sviluppare la ricerca archeologica sottomarina, ma anche la promozione degli itinerari sommersi e dei reperti recuperati, con apposite grandi esposizioni tematiche e con iniziative dei nostri Musei che possano accrescere la conoscenza del mare e delle importantissime testimonianze culturali che sono state riportate in superficie dai fondali.
Fondamentale, inoltre, è che questo processo complessivo fin qui esposto per grandi linee si attui non nella solitudine, ma attraverso una relazione stabile con il Ministero della Cultura, che con il ministro Gennaro Sangiuliano ha imboccato da alcuni mesi la giusta direzione: quella di dar vita a un nuovo immaginario italiano che parta dall'identità e dalla storia profonda della nostra Nazione, valorizzi i suoi figli più illustri, dia nuova linfa all'offerta culturale, potenzi le professionalità del settore, sia attento interlocutore sul piano internazionale e costruisca le premesse per un decisivo cambio di passo di impostazione culturale rispetto al passato.
Quanto scritto fino ad ora è soltanto un insieme di spunti per un dibattito su ciò che potrà essere messo in pratica dai decisori istituzionali, dai players, da coloro cioè che possono mettersi attorno a un tavolo e decidere insieme di dar vita al “Sistema Cultura”: come si diceva prima, un preciso modello di sviluppo che trasformi la Sicilia da terra di stereotipi, occasioni mancate, assistenzialismi vari, disagio ed emigrazione giovanile, in laboratorio culturale permanente per sperimentare una nuova strategia complessiva e tendere a un orizzonte ampio e ambizioso.
Alberto Samonà