Di fronte alla guerra dichiarata nei confronti dell’Uomo da chi vorrebbe preparare un mondo fluido nel quale tutto è rimesso in discussione, non c’è da costruire trincee difensive, ma semmai pensare e immaginare un altro futuro possibile.
Se la trans-sinistra ha da tempo messo in soffitta i temi del lavoro e della giustizia sociale, per trasformare se stessa nel megafono di rumorose e potenti élites, innamorate dello spalancamento delle frontiere a tutti, della “cancel culture” e degli imbrattatori di opere d’arte per nobili fini ambientali, e la destra rispolvera i propri storici cavalli di battaglia Dio-Patria-Famiglia un po’ affaticati ma mai tramontati, è segno che la polarizzazione ideologica ha sì mutato aspetto nel tempo, ma nella nostra società esiste eccome.
Per interpretare i tempi attuali in modo ontologicamente diverso dalle pseudoculture del TuttoFaBrodo, chi ha decisamente tutte le carte in regola è proprio l’Italia, perché può vantare un immenso patrimonio culturale e monumentale, filosofico, letterario e librario, oltre a capolavori assoluti dell’arte che rendono la nostra Nazione unica al mondo. In più, un elemento distintivo di non poco conto è il Genio italiano, che lungi dall’essere un fattore del solo passato, è quel bene immateriale, quell’ingrediente in più che cementa e dà energia costante e inesauribile all’Italia e ai settori nei quali emerge, che sono molteplici e diversificati.
Si può oggettivamente dire che il pensare italiano è quel marchio di qualità intellettuale che sta alla base non soltanto del puro e semplice “Made in Italy”, ma anche dei processi cognitivi, culturali e creativi che ne sono il fondamento. È, dunque, vero che l’identità della Nazione è essenzialmente “identità culturale” ed è per questo che l’identità è oggi la vera sfida in grado di nutrire e diffondere quel nuovo immaginario di cui c’è bisogno per frapporre all’iconoclasta sottocultura della cancellazione e ai suoi derivati, al relativismo ipocrita che si nutre di slogan acquistati a buon mercato nel supermarket del nulla, il genio creativo che rende l’Italia unica al mondo: il pensare italiano, appunto.
E questo possibile nuovo immaginario italiano ha tra le proprie radici l’Uomo Vitruviano di Leonardo che traccia la strada – fra Terra e Cielo, fra Materia e Spirito – del percorso umano e del suo destino, e un attualissimo Dante Alighieri, che con il suo “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”, ci ricorda costantemente dove sta la differenza abissale e universale fra l’Uomo e la marmellata antropologica ed esistenziale che si vorrebbe dogmaticamente imporre alle nuove generazioni e a noi tutti.
Pensare italiano, dunque, come possibilità di futuro per la Nazione, finalmente consapevole dalla propria identità, ma anche per ciascuno di noi, per recuperare l’orgoglio di esserci. Di essere.
Alberto Samonà