di Alberto Samonà
I numeri non mentono. E raccontano di un’Italia che vince quando punta sulla Cultura. La scommessa del ministro Gennaro Sangiuliano di tenere musei e parchi archeologici aperti nel giorno di Ferragosto è stata ampiamente vinta e fornisce la cartina tornasole di una Nazione che può e deve fare del patrimonio culturale, e della Cultura in generale, il principale biglietto da visita.
Il dato, poi, che l’altissima affluenza di visitatori abbia costretto anche la grande stampa di regime, i giornaloni del mainstream, a non tenere la notizia sotto silenzio, è indicativo della portata di un fattore oggettivo, che nelle mani del governo, può diventare la base per una politica di sviluppo della Nazione che investa ancora di più sui beni culturali, sull’arte, e in generale sulle arti, anche quelle a torto considerate e definite effimere da dizionario. Sì, perché al dato ferragostano si aggiungono i numeri altrettanto lusinghieri della presenza di pubblico ai festival, da quelli musicali, a quelli cinematografici a quelli letterari e teatrali: numeri, anche in tal caso alti, come in crescita è anche il loro gradimento e posizionamento.
Basti pensare, giusto per fare un esempio fra tanti, ai botteghini sempre pieni e al “tutto esaurito” registrato questa estate in Sicilia da festival considerati di nicchia, come il “Segesta Teatro Festival”, le Orestiadi di Gibellina, il “Barbablù Fest” di Aidone o gli spettacoli di Selinunte. Il che non fa altro che aumentare il valore (ovviamente non soltanto economico) del gigantesco settore culturale italiano, sempre più traino e motore, che deve spingere a puntare ulteriormente sul binomio cultura-territorio come elemento identitario in grado di attrarre non soltanto turismo di massa, ma visitatori che vogliono conoscere l’Italia, che vogliono scoprire la tanto decantata bellezza, che intendono approfondire e associare l’esperienza culturale ad altri elementi, come l’ospitalità, il cibo, i vini, la natura e tutto ciò di cui, fortunatamente, la nostra Nazione ha qualcosina da dire.
È ancora una volta il “pensare italiano” che vince e diventa esempio: genio creativo e accoglienza, storia e artigianato, ospitalità e creatività.
Se questo non dovesse bastare, si possono guardare i dati di tendenza del Pil: tenendo conto dell’indotto, cultura e turismo oscillano, infatti, fra il 12 e il 15 per cento, con il 3 per cento del prodotto interno lordo generato dalle sole imprese culturali. Che, per inciso, dopo gli anni del disastro dovuto al deserto dell’emergenza Covid è un elemento decisamente da non sottovalutare.
Tutti, però, devono fare la propria parte. A partire dagli enti locali, Comuni e Regioni in testa, perché non basta esaltare il genio italico e le testimonianze universali del nostro patrimonio culturale, ma c’è bisogno di manutenzione, di cura, di attenzione, di rispetto e di decoro. Affinché oltre al museo aperto, le persone non debbano poi imbattersi in sporcizia oltre ogni misura, trascuratezza nella gestione del verde pubblico, strade colabrodo e centri storici che a volte assomigliano a suk. Le scene degli incendi che hanno devastato Sicilia e Sardegna e delle alluvioni che hanno messo in ginocchio la Romagna sono ferite sanguinanti che non si rimarginano e che hanno precise responsabilità, non soltanto nella mano dei criminali, ma anche nella sciatteria di chi avrebbe dovuto prevedere e prevenire. In questo, occorre che agli sforzi dei privati, che investono non poco nel decoro e nella tenuta dei propri luoghi, si associ una programmazione di medio lungo periodo da parte del pubblico.
Bene ha fatto, a questo proposito il ministro Sangiuliano, a convocare il 15 agosto negli uffici ministeriali i direttori generali del settore culturale italiano, per spronarli a dare una scossa ulteriore a ciò che si sta già facendo e per dare a tutti i livelli l’esempio di un’Italia della Cultura, che non si ferma neanche sotto il solleone di Ferragosto, ma che è presente e operosa, a partire dalla sua classe dirigente.
Andare in questa direzione, dunque. E farlo senza tentennamenti.
* Foto. Parco Archeologico del Colosseo (c)